Cappella Roano

Giovanni Roano fu nominato arcivescovo di Monreale nel 1673, e vi rimase fino al 1703. Fu uno dei vescovi più illuminati e promosse concretamente le arti e gli artisti e fece costruire la “Cappella del Santissimo Crocifisso” per porvi il crocifisso ligneo.

La cappella, progettata nel 1686 dal cappuccino fra Giovanni da Monreale, venne poi realizzata sotto la guida dell’architetto gesuita Angelo Italia, che lo sostituì nel 1688, dando vita ad un vero capolavoro del Barocco Siciliano, ancora più rigoglioso per l’accesa policromia dei marmi mischi, per le eccezionali decorazioni ad intarsio che evocano sulle pareti un mondo di uccelli, mostri e puttini. Così allo splendore dei mosaici del Duomo di Monreale si aggiunge quello dei marmi mischi, i quali, opportunamente dislocati, non si sovrappongono ai primi, ma permettono la compresenza di due momenti artistici fondamentali dell’isola in un unico grandioso monumento.

L’impianto della Cappella è un esagono irregolare, sormontato da una cupola, su cui si innestano un vano d’ingresso e l’abside rettangolare coperta da volta a botte, ai cui lati stanno due aperture che, a destra, consentono l’accesso alla sacrestia e, a sinistra, al piccolo campanile. Il portale d’ingresso è sormontato da un bassorilievo con la figura di san Giovannino, mentre la cornice esterna è composta da due lesene, quasi interamente coperte da alti zoccoli, sulle quali si ergono le statue della Fede e della Speranza.

L’intarsio dello stipite della porta presenta, tra i simmetrici elementi decorativi, l’intreccio di motivi sacri e profani: esseri mitologici, dragoni, serpenti mostruosi e animali. I battenti d’ottone dorato che completano il portale sono opera del palermitano Gaetano Signorello.

Centro spirituale e architettonico del complesso è il Crocifisso, che trova posto sulla parete retrostante l’altare, sull’asse visuale di chi accede alla cappella.

Il quattrocentesco Crocifisso è un esempio tardo del gotico internazionale di derivazione nordica da ascrivere a scultore spagnolo di cultura valenzano-andalusa. Cristo, contratto in una espressione di dolore, è inchiodato all’albero di Iesse che s’innalza sulla sua immagine distesa, a grandezza naturale. I rami dell’albero coprono tutta la superficie della nicchia e ospitano medaglioni con mezze figure in rilievo dei re d’Israele eseguite in marmo chiaro, tutti coronati e con scettri in metallo e nastri su cui sono incisi i loro nomi; al centro, sopra il capo di Cristo, è il busto della Madre di Dio.

Le quattro statue dei Profeti Maggiori reggono in mano pergamene e sono sormontate da cartigli, tutti recanti iscrizioni tratte dalla Bibbia e con riferimento alla Passione e morte di Cristo.